Luci di Maria - Maggio | Giugno 2018 - page 14

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guidò personalmente varie sessioni e raggiunse
diversi obiettivi eccezionali.
Il papa propose ai padri conciliari quattro
priorità: esperire una migliore comprensione
ed espressione della Chiesa cattolica; procedere
ad alcune riforme della Chiesa; tendere alla ri-
composizione dell’unità dei cristiani e avviare il
dialogo con il mondo contemporaneo.
Circa la prima priorità, suggeriva di pro-
porre in termini accessibili a tutti la realtà della
Chiesa, come sacramento del Cristo, come suo
corpo mistico e popolo di Dio. Inoltre si deve
tener presente che, fin dalla ripresa del Concilio
dopo l’elezione di papa Montini, è stato molto
a cuore a lui che il linguaggio, nella concreta ce-
lebrazione conciliare, fosse chiaro, amichevole
e rispettoso anche nei confronti delle altre con-
fessioni religiose cristiane non cattoliche come,
per esempio, la protestante e l’ortodossa. Sull’e-
sempio del suo predecessore, anch’egli invitò
molti in qualità di “uditori” al Concilio.
In merito alla seconda priorità, proponeva
ai padri conciliari l’ardua impresa delle riforme
nella Chiesa e una attenta revisione del codi-
ce di diritto canonico. Molto saggiamente, il
papa comprese subito che, nel rispetto di tutti,
si procedesse lentamente nelle riforme, senza
voler strafare e senza scadere nella tentazione
di non toccare nulla.
Intendeva rinnovare l’intera Curia vati-
cana, riducendo la burocrazia e introducendo
rappresentanze laiche (maschili e femminili) e
anche non italiane; confermare, attuare e am-
pliare le innovazioni iniziate dal predecessore.
In concreto, egli ha contribuito all’aggiorna-
mento dei principali istituti pontifici e anche
alla costituzione di nuovi dicasteri e servizi tra
cui la “Justitia et Pax” e il Pontificio consiglio
per i laici.
Quanto alla terza priorità, cioè all’ecumeni-
smo, il Concilio si è prodotto nello splendido
decreto “Unitatis Redintegratio”, che riguarda
l’unità delle confessioni cristiane. Segna un no-
tevole passo in avanti in quanto si riconoscono
i “semina Verbi” (i semi di Verità) non soltanto
in alcuni grandi personaggi della cultura classica
antica, ma anche nelle religioni e nelle culture
non cristiane. Inoltre sono stati incoraggiati e
avviati dialoghi bilaterali con numerose confes-
sioni cristiane, tra queste la Comunione Angli-
cana (1966), la Federazione Luterana Mondiale
(1067), la Chiesa Ortodossa (1980).
Infine, in merito alla quarta priorità, il
papa affrontava con il Concilio l’urgente impe-
gno del dialogo con la cultura contemporanea.
Il mondo con le sue profonde e rapide trasfor-
mazioni, con le sue ardite imprese, con le sue
speranze e i suoi fallimenti rivolge alla Chiesa
un appello e chiede un valido aiuto per rispon-
dere alle esigenze e alle aspirazioni dell’uomo.
La Costituzione conciliare “Gaudium et
Spes” esprime la concreta risposta del-
la Chiesa ai gravi problemi dell’uomo
di oggi, attingendo luce e verità dal
Vangelo.
La celebrazione del Concilio
ha prodotto un profondo rinnovamen-
to della Chiesa: sono sorti un po’ do-
vunque movimenti biblici, liturgici ed
ecumenici; è stato avviato un fruttuo-
so dialogo con le culture e con le altre
chiese; è stato riaffermato fortemente
il diritto alla libertà religiosa; sono sta-
ti accolti dei laici per un nuovo e più
partecipato ruolo attivo nella Chiesa; è
stata favorita una maggiore partecipa-
zione dei fedeli alla celebrazione della
liturgia delle Ore e dell’Eucaristia. In
definitiva, la grande Assise conciliare
ha trasformato radicalmente la vita dei
cattolici in tutto il mondo.
E tuttavia non sono mancate
(e non potevano mancare) accuse in-
generose, delusioni cocenti e critiche
aspre e dure, tanto da far esprimere il
papa, nell’omelia del 29 giugno 1972,
in questi termini: “(Sembra che) da
qualche parte sia entrato il fumo di sa-
tana nel tempio di Dio (…). Si credeva
che dopo il Concilio sarebbe venuta
una giornata di sole per la storia della
Chiesa. E’ venuta invece una giornata
di nuvole, di tempesta, di buio, di ricer-
ca, di incertezza”. In una intervista del
1977 al cardinale Joseph Ratzinger in
merito al Concilio si espresse in questo
breve e saggio giudizio: “Il Concilio è
stato un terremoto e al tempo stesso
una crisi salutare”.
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