Luci di Maria - Maggio | Giugno 2018 - page 26

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ficio, né la rinuncia ai propri spazi di
libertà e di divertimento...
Abbiamo chiesto a Maria, diciasset-
tenne di Sparanise, di descrivere la sua
esperienza, e pensiamo sia significativo
porre alla vostra attenzione proprio le
sue parole, scritte con commozione:
“ Il mio caro nonno Vitaliano non c’è
più, il nonno che, con la sua magnifica
voce, mi dedicava, seduto sul balconci-
no di casa, sulla sedia di legno preferi-
ta, “O surdato ‘nnammurato” e “Marì
Marì”.
Ancora oggi dico che la mia famiglia
è composta da quattro persone, che
vado “in camera di nonno”, perchè per
me il mondo si è fermato a quel 26 ot-
tobre....
Nonno era anziano, aveva seri proble-
mi di salute, ed io, che restavo spesso
da sola con lui, mi occupavo di sommi-
nistrargli le medicine e di fargli compa-
gnia. Si partiva alle 16:30 con le gocce,
poi alle 17:30 con la pillola rosa per il
cuore... e così via fino a quando non
andava a coricarsi... quando con dol-
cezza mi diceva: tu sei il mio “basto-
ne” della veccchiaia... come mi piaceva
sentire quelle parole....
Era la mia quotidianità, io con lui stavo
bene, parlavo, domandavo, mi piaceva
ascoltare le sue storie del passato, ric-
che di particolari affascinanti e strani,
mi faceva conoscere una vita diversa
da quella di oggi, semplice e difficile.
Poi tutto cambiò... proprio nel giorno
del mio onomastico ebbe una brutta
ischemia... cadde... ed incominciò la
sua agonia.
Durante quel mese e mezzo di soffe-
renza, si erano praticamente invertiti i
ruoli; lui era diventato il mio bambino,
o, come amavo definirlo, il mio “non-
nino bambino”.
Sì, perchè io ho voluto stare sempre
accanto a lui. Solo io gli davo da man-
giare, boccone per boccone, ed adora-
vo poterlo fare per lui. Gli racconta-
vo storie, quelle che lui aveva sempre
raccontato per me, gli facevo ascoltare
con lo stereo proprio quelle canzoni
che mi aveva dedicato da quando ero
nata e che prima cantava solo per me...
I giorni passavano e, purtroppo, si av-
vicinava la sua fine... allora cercavo di
essere ottimista, perchè la mia mamma,
a sua volta debole per problemi di sa-
lute, stava vedendo suo padre morire...
Nonno era allettato, e non riusciva più
a parlare, se non per dire “acqua”, e le
rare volte che apriva gli occhi era quan-
do sentiva la mia voce.
Ho imparato a cambiare le fiale della
flebo e a regolare l’ossigeno, quando il
suo respiro diventò debole...
L’ho coccolato tanto, dentro di me
sapevo che lo stavo perdendo, gli ho
anche medicato quelle orrende piaghe
che comparvero come sofferenza ag-
giuntiva...
Forse è nata allora, mentre gli massag-
giavo con dolcezza le gambe gonfie e
avrei voluto fare l’impossibile per trat-
tenerlo in vita, lì con me, il desiderio di
frequentare la facoltà di Scienze Infer-
mieristiche.
Forse un giorno sarò infermiera che
ama i suoi pazienti, perché in ognuno
di loro vedrò il mio caro nonno. Vici-
no per sempre!”.
Questa è Maria Bucciaglia, nata a San-
ta Maria Capua Vetere il 15-11-2000,
frequentante la classe 4A Turismo
dell’I.S.I.S.S. “Ugo Foscolo”, sede
Sparanise.
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